martedì 29 ottobre 2019

Parliamo di cose SerieTV - Hanna 1 stg - di David Farr, regia Sarah Adina Smith con Joel Kinnaman, Mireille Enos e Esme Creed-Miles





Bentornati a Parliamo di cose SerieTV, la rubrica col nome più semplice e meno complicato da ricordare del web (#credicidavvero). 
Quest'oggi si parla di Hanna, serie televisiva Amazon Prime Video che è stata messa a disposizione  per intero dallo scorso marzo e che rappresenta un differente sviluppo dell'omonimo film del 2011: sviluppo che si rivela essere peculiare, non solo per il cast differente - nel film figuravano Cate Blanchett (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit, The Aviator, Elizabeth, The Danish Girl, Il curioso caso di Benjamin Button, Cindarella, Thor Ragnarok e dozzine di altri) ed Eric Bana (l'Hulk del 2008, The Castle/Il Castello, Black Hawk Down, Troy - in cui interpretava Ettore - The Dry e molti altri) quanto perchè ovviamente sfrutta il maggior minutaggio a disposizione per sviluppare i personaggi e i loro rapporti interpersonali: da quello padre-figlia tra i personaggi di Hanna ed Erik Heller a quello più peculiare che univa Heller stesso alla Wiegler, che era a capo del "progetto" Utrax.








Cast e ruoli
Il cast è composto da volti familiari ma non necessariamente di primissimo piano, com'è costume nelle serie televisive, oramai: Mireille Enos, nota per "Someone like You/Qualcuno come te", "Gangster Squad", "World War Z", "Devil's Knot" e "The Captive", per citare i principali film, interpreta Marissa Wiegler ruolo che nel film era stato affidato alla decisamente più famosa e indiscutibilmente più brava, Cate Blanchett, mentre Joel Kinnaman, già Alex Murphy nel RoboCop del 2014 (se ne parlava qui se foste cosi gentili da cliccarci sopra) ed interprete in Child 44, Suicide Squad e The Informer, e comprimario con la Blanchett nel film "The Killing", è Erik Heller, precedentemente interpretato da Eric Bana; quanto poi alla protagonista si è optato per la quasi esordiente Esme Creed-Miles che interpreta Hanna, ruolo coperto in precedenza da Saoirse Ronan: scrivo "quasi esordiente" sebbene la sua prima prova risalga al 2007 in Mister Lonely, seguito poi da un ruolo in Dark River e numerosi altri film indipendenti.
Nonostante questi confronti potrebbero sembrare impietosi, l'adattamento della serie televisiva regge abbastanza e gli attori, scelti per i vari ruoli, sono decisamente in parte e ben calibrati.
In particolare, la Esme è risultata veramente magistrale nell'interpretazione di Hanna, ruolo al quale si è preparata sottoponendosi ad un severo programma di allenamento alle arti marziali per sei ore al giorno per un mese e cercando di penetrare il più possibile nella psicologia del personaggio, offrendo una performance di gran pregio in cui non si dubita mai della genuinità delle emozioni che ella lascia trasparire, complice uno sguardo davvero espressivo e un volto particolarmente genuino: dove Saoirse Ronan ha fatto sicuramente un lavoro apprezzabile complice una fisicità ed uno sguardo particolarmente intensi, il maggior minutaggio, nonchè una sceneggiatura che ha permesso approfondimenti sociali e psicologici più frequenti e costanti, specie nelle parti in cui Hanna si relaziona ai suoi coetanei, hanno giovato maggiormente alla Esme ed il risultato è un personaggio sicuramente più complesso, scollegato maggiormente dalla realtà e con molte più sfaccettature di quelle che si potessero inserire o suggerire, semplicemente, nel film.


Joel Kinnaman è un Erik Heller con frequenti espressioni da pirla.

La differenza qualitativa, invece, l'hanno fatta la regia e la sceneggiatura per il film del 2011: Joe Wright e Seth Lochhead, non esattamente gli ultimi arrivati, hanno saputo reggere meglio il ritmo che, ben condensato nel minutaggio forzatamente limitato di un film, funziona decisamente in modo più efficace rispetto alla serie televisiva che giocoforza ha degli alti e bassi dovuti al fatto di dover, in soldoni, allungare il brodo spalmando su più di 360 minuti circa quanto mostrato nei 111 del film.
Ciò che forse è risultato ancora più apprezzabile, interpretazioni a parte, sono le location scelte per girare molti degli episodi: Ungheria, Slovacchia, Spagna e Regno Unito oltre che il porto di Almería e in quello di Estación Intermodal; e questo risulta ancora più piacevole perchè la regia e la fotografia riescono a calare lo spettatore nel meglio e nel peggio che queste città hanno da offrire, dando un taglio realistico e da spy story, un po' alla Nemico Pubblico, a questo prodotto.
Al contempo, tuttavia, si assiste a frequenti cambi che alle volte sfasano la percezione dello spettatore, "sbattendolo" da un lato all'altro del mondo senza alle volte riuscire ben a seguire il come ed il perchè accadano: non che la storia sia difficile da seguire, ma questo, mescolato ai frequenti flash-back, può costituire un senso di straniamento tale per cui alle volte ci si chiede se siano esigenze di reale natura registica e di sceneggiatura o solo esercizi di stile.

Esme Creed-Miles, la castana qui sopra, e Saoirse Ronan dai biondi capelli


Hanna: cosa mi ha convinto e cosa no ... e perchè guardarla comunque.

A voler fare per forza quelli che offrono un voto, la serie si attesta ad un sei e mezzo sette, giusto per dare pane ai troll che vedono un voto e si scagliano su di esso come un toro farebbe verso un drappo rosso.
Il punto è che la serie ha tante cose positive, ma anche diversi lati negativi: per cominciare, è molto lenta: questa è la principale critica che è stata mossa, e personalmente la condivido. Pur amando moltissimo i prodotti di questo genere che si prendono il proprio tempo legittimo per narrare una storia, qui lo sviluppo è molto discontinuo, altalenante - passando da momenti frenetici ad altri decisamente soporiferi- ma nel complesso poco sostenuto.
Le parti da "teen drama", quelle che vedono Hanna a contatto con i propri coetanei, in cui lo spettatore rimane attento pensando "chissà cosa succede, chissà cosa succede" sono, senza giri di parole, una palla pazzesca.
La estraneità di Hanna dalla società odierna e da come si comportano i suoi simili traspare molto poco, e questo dipende dalla scrittura del personaggio e non certo dalla interpretazione di Esme Creed-Miles che come detto merita diverse lodi: quanto si vede sposta di pochissimo la trama in avanti e si, cementa il rapporto di Hanna con una persona in particolare, ma in soldoni annoiano.

I due attori funzionano ottimamente, a dispetto di qualche mia battuta.

Il fascino di Hanna, di questa specie di Nikita in miniatura, risiede nel fatto che è stata allenata per tutta la vita, addestrata come si farebbe per forgiare una giovane spia - un qualcosa che richiama ai fan della Marvel la Vedova Nera e la famigerata Stanza Rossa anche se molto meno traumatica e orribile - risiede nel fatto che il suo potenziale non viene svelato, e ci si aspetta sempre che accada qualcosa di particolare.
Ma il problema è che arrivati a venti minuti dalla conclusione dell'ottavo, e per adesso ultimo, episodio, questo potenziale non si rivela mai.
Sappiamo che i bambini come lei erano stati sottoposti a esperimenti, ma a che pro? In cosa questa manipolazione genetica dovrebbe aver contribuito a creare dei supersoldati o qualcosa di simile?
In sostanza, quali capacità superiori sono state trasmesse ai giovani del progetto Utrax?
Tutto questo resta molto fumoso, poco approfondito e pur non desiderando spiegoni...  ammetto che qualcosa va dato, alla fine, allo spettatore, una qualche rivelazione va fatta per tenere il fiato sospeso e viva la curiosità sulla seconda stagione.
Nulla di questo accade, purtroppo, e la conclusione è davvero poco ricca di intensità: pathos ed azione quanto ne volete, ma sostanza, insomma, poca.
Si concludesse così, la serie, senza sapere che giungerà una seconda stagione, non avrei problemi a definire il tutto una grande delusione o, citando l'opera di Dickens, "Grandi Speranze".

Mireille Enos è una ottima Marissa Wiegler


Nonostante questo, la serie non viene da me bocciata sia perchè è intrattenimento spiccio, sia perchè è ben recitata, coreografata e ambientata in posti molto piacevoli da ammirare, calando il contesto in luoghi realistici.
E' una buona serie, con molti momenti alti e concitati e diversi altri parecchio lenti - ma magari sono gusti, eh - ma nel complesso è abbastanza valida e getta le basi per seguire la seconda che arriverà su Amazon Prime Video nel 2020

1 commento:

  1. Piaciucchiata. Condivido alcune cose che hai scritto, non mi ha fatto impazzire ma tutto sommato non è così drammatica questa prima stagione, sempre sperando che la successiva però alzi i toni ed il ritmo

    RispondiElimina