A VistoIeri, quest'oggi (suona abbastanza male, lo ammetto), si parla del Joker del regista Todd Phillips interpretato da un superbo Joaquin Phoenix: se ne parla giusto perché non ne hanno parlato tutti quanti, comprese persone che in un loro blog o canale youtube non si occupano di film pur desiderando una manciata di views in più.
No, no (ironia).
Comunque, ne parlo anche io, oggi, giusto perchè magari manca quel 10% di persone in scala mondiale che ancora non sa nulla di questa pellicola.
Tornando a noi: Todd Phillips, regista che ho nel cuore per la trilogia di Una Notte da Leoni, ha fatto qualcosa di apparentemente impossibile, creando un così grande, meraviglioso film al punto che le etichette sembrano star poco bene addosso: è un noir ed è un thriller dal risvolto psicologico, ha componenti dell'horror eppure della commedia.
E' JOKER, il film che ha fatto ricordare alla platea dei "beneinformati" quanto fosse bravo, pur dicendolo io da anni, Joaquin Phoenix, un attore che da tutto, tutto, per qualsiasi ruolo che interpreta: non a caso, di recente, si è quasi demolito la carriera partecipando ad un progetto particolare in cui sembrava l'attore stesse dando di matto in varie situazioni e contesti, finchè non si è scoperto tutto fosse parte di uno specifico progetto.
Un attore che ho visto in grado di commuovere recitando nel bellissimo Her con (la voce di) Scarlett Johansson ad interpretare l'intelligenza artificiale di cui si innamorava, di farsi odiare interpretando Commodo ne Il Gladiatore con Russel Crowe giusto per citare i più noti e, più in generale, di essere semplicemente bravo.
Va detto che, in passato, l'attore era stato avvicinato per ruoli nell'ambito dei cinecomics: era stato difatti contattato per interpretare il
dottor Bruce Banner/Hulk, dapprima, e poi il dottor
Stephen Strange, ruolo andato a
Benedict Cumberbatch. Nonostante le offerte lusinghiere, solo il ruolo di Arthur Fleck/Joker sembrava essere di suo gradimento, perchè, a detta dell'attore esso è "unico" e non sembrava quello di un "tipico film di una grande produzione"; inoltre, il plus vero e proprio stava nel fatto che non lo avrebbe obbligato ad apparire in sequel e altri film correlati lo poteva confortare maggiormente nel dare una performance di quelle che sono, per così dire, quelle di una vita. Non a caso, Joaquin Phoenix per interpretare il ruolo ha perso 24 chili e, ammetto, si vede parecchio visto il fisico esile eppure scattante e muscolare, nervoso e scavato, che mostra nel film.
La cosa senz'altro ironica, degna del Joker, è proprio che a ripensare alle reazioni del pubblico di alcuni mesi fa non si potrebbe essere più agli antipodi, chiaro segno della massificazione delle opinioni da social network:
laddove oggi la gran parte elogia a gran voce la performance di Phoenix, i costumi e l'ambiente, la mia memoria ben ricorda
le risate, i meme e le prese in giro al look del protagonista, il concept design, finanche l'idea stessa alla base di questo film.
Come sempre, in internet e più nello specifico nei social, la coerenza la fa da padrone.
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Il primo concept del personaggio incontrò l'ilarità della rete: oggi, invece... |
In questo film, collocato nella Gotham City del 1981, per quanto sia palesemente la New York degli anni 60/70, con edifici fatiscienti, immondizia e un "cuore di tenebra" nella popolazione, l'attore interpreta Arthur Fleck, un uomo con gravi problemi: affetto da una risata nervosa figlia di un disturbo mentale, incapace a relazionarsi positivamente se non soltanto la propria madre alla quale però è costretto a badare e costretto a vivere in una situazione economica e lavorativa pessime. L'assenza di fiducia in sè stesso, complice le sue bizzarrìe, lo porta anche ad avere difficilissimi rapporti interpersonali e a non sapersi difendere anche, e soprattutto, quando la ragione sarebbe dalla sua parte: gli scoppi di rabbia che alle volte appaino, come quando egli prende a calci ripetutamente i bidoni dell'immondizia, ne sono un esempio lampante. Dalle ceneri di questo personaggio, tuttavia, emergerà il Joker, il Clown Principe del Crimine.
Citando un episodio di The Big Bang Theory, questo film incarna il celebre "gatto di Schrödinger", ma lo dico con una valenza positiva.
E', ed al contempo non è, un cinecomics perchè si potrebbero anche sostituire i nomi di personaggi e di luoghi, eppure la storia funzionerebbe ugualmente; è un film di origini eppure è anche una summa di ricordi che potrebbero essere frutto delle fantasie di Arthur; è un noir eppure è anche altro.
E' un film joaquinphoenixcentrico, nel senso che tutto, proprio tutto, è sulle sue spalle: in un certo senso, è come se avessero consegnato all'attore le chiavi della produzione, dandogli carta bianca e basandosi sul seguire passo passo ogni sua movenza, espressione, sospiro. Primi piani, sequenze, momenti di solitudine, vita privata, ogni cosa porta lo spettatore a seguire costantemente ciò che questo Arthur Fleck compie, in attesa costante che la follia si liberi, e che nasca forse il personaggio più iconico, malato, malvagio e eterno, che i comics ci abbiano regalato.
Pure, è palese che il film possa assomigliare ad una graphic novel, un albo singolo slegato dalla continuity, una sorta di esperimento, di progetto isolato, che proprio per questo osa tutto quello che può e può tutto quello che osa, libero dalle logiche di possibili sequel come del doversi incastrare in qualche time-line o altra opera precedente o in divenire.
Una sorta di The Killing Joke con attori in carne ed ossa, senza Batman, con le origini del villain.
L'interpretazione di Joaquin Phoenix resta superba, magistrale, e priva di qualsiasi calo per tutta la pellicola: per tutto il tempo non si dubita mai di guardare un disagiato, una persona mentalmente disturbata, che è anche repressa e la cui violenza, dentro, attende solo l'occasione per esplodere.
Quanto a Todd Phillips, la sua regia è stata eccezionale: i rimandi a Scorsese, quali Taxi Driver e Re per una Notte sono evidenti anche a chi abbia solo una infarinatura del genere, mentre gli stessi omaggi/citazioni ad altri film in cui il Joker è apparso, dai Batman di Nolan fino a quello della serie degli anni '60 di Caesar Romero (specie la risata ed il vestito adottato da Arthur alla fine) si sprecano.
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Ridere pur volendo piangere disperatamente: difficile non emozionarsi. |
Incassi e Giudizi del "grande" pubblico.
Costato circa 55 milioni di dollari, il film ne sta incassando uno sproposito: 543 milioni di dollari in tutto il mondo il 14 ottobre, mentre ad oggi, 16 ottobre, siamo già a 556 milioni (fonte Box Office Mojo); in Italia ha già superato invece i 15 milioni di euro (fonte: Ansa).
Nonostante queste cifre, le polemiche non si sono fatte attendere: difficile dire se queste siano anche la causa di valutazioni così discordanti su Rotten Tomatoes, sito che vale quel che vale, beninteso, ma mostra comunque il curioso dato del 63% di preferenze da parte di recensori effettivi e un 89% di gradimento del pubblico: Black Panther, un film decisamente sopravvalutato da qualsiasi parte la si veda, per esempio mostra un 97% e un 79%, rispettivamente; lo stesso Her, un altro film di Joaquin Phoenix ed uno dei miei preferiti, mostra un 94% e 82% , Taxi Driver 98% e 93%, Avengers Endgame 94% e 91%.
Questi dati possono significare qualcosa?
In effetti, no, almeno in senso assoluto, ed è questo il problema: i voti sono numeri, sono una determinazione in scala di 3, 5, 10, 100 punti che racchiudono il tutto ed il niente. Questo riporta alla soggettività ed alla percezione differente da parte dello spettatore di Catanzaro o di New York o di Parigi o di Copenaghen di una pellicola o, nello specifico, essendo tutto incentrato sulla sua performance almeno all'90%, sull'attore: non ho difatti memoria di una singola scena in cui l'attenzione si spostasse su altri personaggi o comprimari. Si potrebbe dire che più che il film di Todd Phillips, questo sia il film di Joaquin Phoenix e che il Leone d'Oro, a Venezia, avrebbe dovuto ritirarlo lui.
E' difficile scindere il film, Joker, dal personaggio, il Joker: bella forza e ovvietà, direte.
Ma il punto è che non è frequente che ci sia in scena un protagonista che sia così ingombrante, in senso buono, al punto che tutti gli altri personaggi sembrino, realmente, un contorno, una semplice contestualizzazione per spiegare il come o il perchè.
Ecco, quindi, che giudizi negativi o non eccezionalmente alti in patria come invece accade qui da noi generalmente assai più positivi in senso generale, possono dipendere da una questione di percezione: qui in Italia, o in Europa, rispetto all'America.
Le critiche, le paure, i giudizi negativi
E' noto che in America reperire un'arma da fuoco sia poco più complicato che comprare qui in Italia in una discoteca acidi ed altro materiale per "sballarsi", virgolette d'obbligo, perchè non è certo pratica che approvo; così come è quotidianità per moltissimi americani mandare i figli a scuola, persino alle elementari, con il giubbotto antiproiettile sotto la camicina o la divisa.
Tanti, troppi episodi di violenza che culminano con molti morti, spesso decine, ci giungono alle orecchie: ma, come sempre accade, di sicuro sono solo una parte degli episodi che realmente raggiungono i media internazionali, visti i casi di aggressioni, minacce a mano armata, bianca o da fuoco, episodi di bullismo e tanto altro che ci sembrano normali, lontani e "così è", almeno finchè non bussano alle porte di Casa nostra.
Ora, la memoria ci fa anche rammentare che nel 2012, ad Aurora, in Colorado, un ragazzo disturbato, durante la proiezione de Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno - il terzo episodio della trilogia di Nolan - prese ad esempio il puro caos incarnato dal Joker interpretato da Heat Ledger e fece una strage in uno dei cinema.
Ad dirla tutta, il "folle", di nome James Holmes era un ventiquattrenne dottorando di neuroscienze, quindi non esattamente il tipico individuo che si immagina avere bava alla bocca, zero cultura e solo una insana passione per le armi e la violenza, anzi era uno studente "top dei top": eppure, dodici persone sono morte in quella strage; sempre per dare veridicità agli episodi, il killer era appassionato di supereroi, il che non significa sia stata quella la molla che l'ha deviato, altrimenti andrebbe detto che quasi tutti i killer giovani sono stati deviati da Dungeons & Dragons, visto che in America almeno due ragazzi su tre ha giocato a D&D una volta nella vita: semplicemente, non c'è bambino che non cresca col mito dei supereroi o provando il fascino dei supercattivi.
Per quanto sia facile per me dire che è impossibile definire come funziona una mente che non funziona, e che per chi sia deviato o malato basti una qualsiasi occasione per far scattare la molla, innescare la scintilla di follia, pure in questo caso forse, FORSE, posso comprendere il perchè della paura e dei timori.
Il Joker di Joaquin Phoenix è un personaggio che pur disturbato e palesemente bizzarro, resta almeno inizialmente in un limbo, e riesce finanche a suscitare simpatia se non commozione: non sembra del tutto malvagio, anzi, appare come qualcuno che voglia integrarsi con la Società, e sia da questa spesso preso a calci, nemmeno metaforicamente, rendendo di fatto la sua una sorta di "vendetta", visto che poi che le sue vittime sono, almeno inizialmente, persone che gli hanno fatto male o dei torti: tre persone che lo picchiano nella metropolitana, l'ex collega di lavoro, la madre stessa e infine il presentatore televisivo che lo irride e che per lui, nella sua concezione, era quasi un padre, essendo stata una figura positiva che seguiva da che avesse memoria (ricordiamo anche, ad inizio film, quella sorta di sogno ad occhi aperti in cui il personaggio di Robert De Niro, Murray Franklin dice ad Arthur che avrebbe voluto avere un figlio come lui).
Intendo dire che è difficile non dispiacersi per lui e l'empatia che si prova verso il personaggio e la sua vita è molto forte.
E' una persona, Arthur, che non sa quasi più distiguere menzogne da verità, deliri veri e propri rispetto a semplici sogni ad occhi aperti: non sa più chi sia e se sia vero ciò che la madre ha riferito circa la propria relazione con il dottor Thomas Wayne. Si trattava solo della follia di una mente disturbata oppure di una verità, forse l'unica, espressa in un momento di rara lucidità? La stessa relazione "immaginaria" con la vicina rappresentava in fondo l'evasione, la ricerca di normalità in una vita che non aveva niente di niente per lui, per la sua (ricerca della) felicità: vicina che, è probabile, faccia una gran brutta fine assieme alla figlia.
Tornando al concetto di prima, attenzione alle parole, la serie di morti che il personaggio di Phoenix realizza, appaino quasi "giustificate". Quasi, di nuovo, attenzione, "giuste".
Per quanto sia pericoloso usare il termine giustificare, in un contesto simile.
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L'Anarchia involontariamente scatenata da Arthur, oramai il Joker. |
E quindi è proprio questa facilità con cui si riesce ad empatizzare con il personaggio di Arthur/Joker, a costituire anche la reale paura che circola in America: laddove il Joker di Heat Ledger fosse palesemente un mostro, il risultato di non si sapeva bene quali circostanze ed episodi della sua vita che venivano ogni volta rinarrate in forma differente in un chiaro omaggio a The Killing Joke, quello di Joaquin Phoenix mostra la trasformazione, la discesa all'Inferno, le cause e le circostanze che, pur se non uniche o definitive nel precipitare nella follia un personaggio comunque non positivo come quello interpretato, pure "spiegano" e "giustificano" il perché ed il percome egli si sia trasformato in Joker.
"Ho avuto una brutta giornata", dice Arthur/Joker, alla sua vicina, una volta che si è introdotto in casa di lei realizzando che anche la loro storia di coppia fosse un sogno ad occhi aperti più che una allucinazione, una sorta di dolce illusione per trovare conforto: un altro riferimento a The Killing Joke, in cui il clown principe del crimine asseriva che fossero sufficienti una serie di circostanze, che componevano "una gran brutta giornata", per trasformare anche la persona più equilibrata, in un folle.
Tuttavia, mentre nel celeberrimo albo di Alan Moore l'esperimento di Joker falliva, dando dunque anche al lettore una risposta "positiva" sul fatto che, NO, non fosse sufficiente questo, ma essere anche propensi a lasciarsi andare al male, per così dire, visto che il Commissario Gordon non impazziva, qui manca in toto una risposta confortante in questo senso..
Nel film di Phillips l'unico punto di vista che appare è che le circostanze, la società, l'insieme di fattori che una crudele roulette russa ha mescolato, portano una persona ad impazzire, laddove in un altro contesto, con altro aiuto e presenza di calore umano, magari no, nonostante sia abbastanza chiaro sin da subito che il personaggio di Phoenix non sia positivo.
Certo,
tutto questo viene visto dal punto di vista di Arthur/Joker, quindi è la sua interpretazione della vita, è la sua visione di come il mondo appare: fatti, senz'altro, da una parte, ma anche circostanze, dall'altra. Ma è anche quella che ha lo spettatore, che si trova a chiedersi cosa fosse reale, e cosa no, quando scopre ad esempio che la vita di coppia con quella vicina fosse solo un dolce sogno, o che non avrebbe potuto sapere mai con certezza se lui fosse o meno il figlio di Thomas Wayne che aveva da uomo potente qual'era falsificato i documenti sulla sua presunta adozione.
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Robert De Niro: citazioni, omaggi, ed una presenza mai ingombrante. |
La verità, purtroppo, è che si può dire tutto ed il contrario di tutto.
Un film è un film, e condannare una forma di arte del genere non porta comunque a nulla, un po' come quando capitava in passato di demonizzare fumetti, musica rock, film violenti.
Joaquin Phoenix ci ha regalato una interpretazione magistrale, sentita, profonda, introspettiva ed è riuscito con un lavoro maniacale su sè stesso a sentire, e fare proprio, il dolore stesso del personaggio; una interpretazione che gli potrebbe valere l'Oscar, ovviamente al netto dei giudizi del "politicamente corretto" che l'Academy mette sempre davanti alle proprie scelte (ricordiamo, Black Panther, finanche nella media rispetto al genere supereroistico, ha ricevuto 3, dico 3, Oscar).
E' possibile che il film venga bistrattato oppure riceva i riconoscimenti che merita, in quella sede: staremo a vedere, specie dato che alcuni membri hanno espresso pareri non proprio lusinghieri sulla pellicola.
Ma, almeno noi come pubblico, credo abbiamo il dovere di guardare questo film per rispetto a Todd Phillips e a Joaquin Phoenix e per l'incredibile lavoro svolto.
Specie per dimostrare che, anche noi come il Commissario Gordon, non impazziamo solo per una "brutta giornata"... o per la visione di un film.